Thor il signore del Fulmine: mitologia nordica tra leggenda e realtà
Thor, figlio di Odino e Gea, la madre terra, è uno dei sette Cavalieri di Asgard, fedeli al dio Odino e alla sacerdotessa Ilda di Polaris, la cui patria è la città dell’Arcobaleno, posta sotto la difesa di Heimdall, suo guardiano, e dove risiede suo padre, il dio Odino. Scopriamo con Altrarealta.com tutti gli aspetti di questo celebre personaggio della cultura norrena o nordica.
Possente di aspetto, un vero e proprio gigante, con folti capelli rossi. Quando lancia il suo martello, si ode un forte rombo di tuono e il cielo viene abbagliato da un gran lampo, prima che gli ritorni di nuovo tra le mani. Dotato di un carattere fortemente battagliero, amante di banchetti e avventure, il signore del tuono è anche il dio della legge e della giustizia e basta davvero poco per renderlo subito irascibile.
Thor è unito alla dea delle messi e del grano Sif, dai capelli d’oro come la preziosa spiga e fabbricati per lei dai nani, esseri dotati di particolari poteri magici ma in tutto simili all’uomo, dopo che il fratellastro di Odino, Loki, le aveva tagliato i suoi capelli d’origine. Oltre la moglie Sif, Thor ha anche molti altri amori come la gigantessa Jarnsaxa da cui ha avuto un figlio di nome Magni.
La sua forza viene moltiplicata grazie all’uso di tre oggetti che sono sempre con lui: una cintura che raddoppia la sua prestanza fisica, un paio di guanti di ferro e il leggendario martello usato per colpire i suoi nemici e i mostri che si imbattono sulla sua strada, con la possibilità di ritornare indietro tra le sue mani come un boomerang.
Il martello, simbolicamente rappresentante un fulmine, presagisce temporali. Ciò portò i contadini a indossare catenine con dei martelletti, al fine di pregare che piovesse a beneficio dei raccolti. Thor si sposta su un carro trainato da due capre, Tanngnjòstr e Tanngrisnir, dotate di particolari doti soprannaturali. Infatti egli se ne ciba la sera per poi rivederli in vita, rinati sulle loro stesse ossa e sotto la propria pelle.
Nella Ragnarök Thor uccide e viene ucciso dal serpente di Miogaror, simboleggiante la Terra. Ultimi sono i nove passi dopo averne respirato il suo soffio venefico, nell’ultima lotta rappresentata dal bene contro il male.
Il culto di Thor e della mitologia nordica
Il culto di Thor, possente uomo dio, arrivò fino al Medioevo rivestendo un ruolo importante per le popolazioni germaniche. Il giorno di giovedì in inglese (Thursday) è così chiamato grazie al personaggio di Thor. Gran parte dei templi a lui dedicati e alle statue e raffigurazioni di questa divinità vennero distrutti dal re Olaf II, canonizzato dalla Chiesa nell’XI secolo.
Fu proprio Olaf a costringere quasi con la forza alla conversione dei popoli locali alla fede cristiana e a rinnegare il culto del dio del cielo. Furono chiesti dei miracoli dalla popolazione per convertirsi e che si verificarono solo in parte.
La determinazione di questo re era tale che ogni sera il popolo era solito mettere del cibo davanti all’immagine di Thor al fine di nutrirlo. Un giorno Olaf fece riunire le genti davanti a quella immagine che fu distrutta mentre il re indicava il Sole tra le nuvole invocando il suo nome. Dalla statua rotta in vari punti ne uscirono topi, vermi e altri animali. Il popolo così si convinse che il cibo offerto al dio Thor non aveva sfamato alcun dio convertendosi in definitiva alla fede cristiana.
Sul personaggio di Thor sono stati dedicati dei lungometraggi: ultimo l’atteso film Thor: Ragnarök che sarà in uscita il prossimo 25 ottobre con un tono decisamente più pendente sul versante umoristico rispetto alla figura mitologica rappresentata dal signore del Fulmine. Insomma, poco attinente quello che riguarda il vero Ragnarök e l’epico scontro apocalittico.
Termine letteralmente tradotto come fato degli dei ed erroneamente interpretato come crepuscolo degli dei, il Ragnarök è divenuto celebre grazie a Richard Wagner con la tetralogia musicale l’Anello del Nibelungo.