Pasqua: giorno solenne per la tradizione cristiana ed ebraica
Pasqua Cristiana
Per la cristanità è l’evento fulcro della fede in Gesù Cristo. Rappresenta il giorno della sua Resurrezione, avvenuta il terzo giorno dopo la Passione sulla Croce, così come viene descritto nei Vangeli, per la salvezza del mondo. Il supplizio cui è stato sottoposto il Cristo riporta passaggi cruenti e molto duri, anche secondo quanto attesterebbe una delle maggiori reliquie esistenti, testimone diretta del martirio subìto dal Cristo. Parliamo della Sacra Sindone, oggi custodita nella città di Torino.
La Pasqua, a differenza del Natale, non ha data fissa ma è sempre celebrata di domenica: il primo Consiglio di Nicea nel 325 d.C. stabilì che la Pasqua sarebbe stata celebrata nella prima domenica dopo il plenilunio seguente l’equinozio di primavera, 21 marzo, ragion per cui la data è sempre compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile.
Essa è culmine della Settimana Santa, dove si ripercorrono i momenti della Passione, dall’Ultima Cena, all’arresto di Gesù fino al supplizio, commemorato il Venerdì Santo con la commemorazione liturgica della Passione e della Via Crucis. Per tradizione il Santo Padre partecipa alla Via Crucis con i fedeli presso il Colosseo a Roma, in quanto esso storicamente ha rappresentato luogo di martirio dei primi cristiani. Nella giornata di Venerdì Santo si osserva un giorno di digiuno e astinenza dalle carni, così come per tutta la durata della Quaresima, tempo dedicato alla penitenza e alla preghiera, secondo quanto riportato nei Vangeli:
Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno. (Lc 5, 33-39)
Il Sabato Santo, antecedente la Pasqua, è l’unico giorno dell’anno dove la Chiesa cattolica non tiene celebrazioni liturgiche. Viene definito come il giorno del silenzio di Dio, durante il quale si contempla la sua morte fino al momento della partecipazione alla Veglia Pasquale che determinerà la fine del tempo di Quaresima, mutando così il lutto in gioia per la Risurrezione del Signore.
Pasqua Ebraica
Per l’Ebraismo, il termine Pasqua deriva da Pesach che significa passare oltre e fa riferimento al racconto della decima piaga, contenuto nell’Esodo, Antico Testamento, nella quale vedendo il sangue dell’agnello sugli stipiti delle porte del popolo di Dio, l’Angelo del Signore avrebbe risparmiato la vita dei primogeniti maschi, passando oltre. Per ordine del Signore (Libro di Shemòth) gli Ebrei avevano dovuto sacrificare un agnello (korbàn Pesach) che poi avrebbero mangiato prima della partenza, con azzimi ed erbe amare. La Pesach segna dunque la liberazione del popolo di Dio da 430 anni di schiavitù dell’Egitto attraverso la guida di Mosè, con un passaggio a nuova vita, in comunione con Dio verso la terra promessa.
La Pasqua ebraica ha inizio con il plenilunio di marzo con una durata di otto giorni durante i quali vengono compiute celebrazioni con antichi rituali.
Il 14 di Nissan, vigilia di Pesach, si fa il digiuno dei primogeniti, in ricordo della morte dei primogeniti egiziani. Durante Pesach la Torà prescrive l’astensione da ogni cibo lievitato e composto di frumento, orzo, avena, spelta vecce. Non si possono nemmeno tenere in casa tali cibi, per cui, prima della sera del 14 Nissan (calendario ebraico), devono essere ripulite le case, eliminando ogni residuo di chamètz. Obbligatoriamente si mangiano le matzòth nelle prime due sere e facoltativamente nel resto della ricorrenza.
Il Sèder è il rituale che d’obbligo si svolge nelle prime due sere: si legge l’Haggadà in cui è narrata la liberazione dei padri dalla schiavitù egiziana, cantando e condividendo la gioia vissuta in quel tempo di gaudio e letizia, insieme a parenti e amici.
Prima della cerimonia viene preparato il piatto del Sèder, nel quale vengono posti:
- tre pani azzimi sovrapposti (matzòth), a rappresentare l’unità del popolo ebraico: Kohèn, Levì, Israèl. Quello in mezzo viene diviso in due parti, una delle quali rappresenta il sacrificio pasquale, l’Afikòmen;
- una zampa di agnello arrostita in memoria del sacrificio pasquale;
- un uovo sodo, simbolo dell’eternità della vita, per la sua forma, e di lutto per la distruzione del Tempio;
- erbe amare e lattuga per ricordare l’amarezza della schiavitù in Egitto;
- charòseth, che ricorda la malta con cui i padri costruivano i mattoni per l’edificazioni egizie. Viene mangiata con l’erba amara per ricordare la gioia che segue la sofferenza.
Fonte Parziale: Macrolibrarsi