Le Ninfe nella mitologia greca
Le Ninfe, dal greco letteralmente significa giovani fanciulle, sono definite come divinità minori della natura, dall’aspetto di bellissime fanciulle eternamente giovani. Esistono tre tipi di Ninfe: quelle terrestri, quelle marine e quelle dell’aria. Le prime, più note, sono le dee minori dei fiori e dei prati al servizio degli dèi; le seconde sono le dee minori degli animali marini; le terze sono le dee minori della pioggia. Su Altrarealtà.com scopriamo insieme queste particolari figure che arricchiranno la categoria del Piccolo Popolo.
Figure femminili dall’aspetto di attraenti fanciulle, esse sono benefattrici e rendono fertile la natura. Proteggono i fidanzati che vanno a bagnarsi nelle loro sorgenti, ispirano gli esseri umani, alcune sono anche guaritrici di mali e di ferite. Amanti di dèi e di comuni mortali, le giovani benefattrici cantano felici nel luogo a loro consacrato. Dalle loro unioni con mortali nacquero molti semidèi.
Tra le Ninfe più celebri, si può nominare Eco, la Ninfa del monte Elicona: Era le tolse la possibilità di proferire parola, così Eco non poté più ripetere altro che le ultime parole pronunciate da altri. Un’altra ninfa famosa fu Euridice, moglie di Orfeo. Molto nota è la Ninfa Calipso menzionata nell’Odissea, la quale trattenne Ulisse per vari anni nell’isola di Ogigia. Nella mitologia romana la Ninfa Egeria fu la segreta consigliera del re Numa Pompilio. Si ricordano inoltre le Naiadi che rapirono il giovane argonauta Ila. Le ninfe greche sono più tardi state assimilate alle divinità romane delle fontane, sorgenti e fiumi.
Le Ninfe: caratteristiche e rappresentazioni

Ninfe
Esseri divini di sesso femminile, che rappresentavano le forze della natura e ne personificavano il carattere vitale e procreativo, animavano con la loro presenza ogni manifestazione naturale, in particolare dei monti, delle acque, dei boschi, degli alberi, e per estensione anche di luoghi, di regioni, di città. Secondo Omero erano figlie di Zeus Egioco; altre leggende le facevano figlie dei fiumi delle regioni in cui esse avevano culto.
A differenza degli altri dèi però le Ninfe non erano immortali, sebbene Esiodo attribuisca loro una estrema longevità. Non risiedevano nell’Olimpo: tuttavia nell’Iliade, quando Zeus convoca tutti gli dèi in assemblea solenne, sono presenti anche loro. Le denominazioni delle Ninfe erano fatte secondo la loro residenza, o secondo le loro funzioni, o secondo la specifica località geografica dove risiedevano, donde la infinita varietà di Ninfe che conosciamo. Gia Omero e i poeti più antichi, secondo la loro dimora preferita le ripartivano in quattro grandi classi:
– Ninfe delle montagne, Oreadi o Orestiadi;
– Ninfe dei campi;
– Ninfe delle acque dolci, Naiadi;
– Ninfe degli alberi, Driadi, Amadriadi, Meliadi.
Accanto a queste ne sono ricordate molte altre; così le Ninfe del mare erano le Oceanine e le Nereidi; le Ninfe delle valli e dei boschi, Napee e Alseidi, affini alle Orestiadi; le Idee traevano il nome dal culto locale sul monte Ida di Creta; le Pleiadi dal monte Pelio.
Dalla fantasia dei Greci esse sono presentate come fanciulle libere e indipendenti. Talora appaiono anche come madri di eroi.
Doti e poteri delle Ninfe
Le Ninfe erano dotate di innumerevoli poteri, non solo quello sulla vegetazione, ma anche sugli stessi uomini cone divinità nutrici, sicché in alcune leggende, come in quelle di Ermete e di Dioniso appaiono come nutrici degli dèi bambini. Era quindi naturale che fossero considerate protettrici della crescita degli adolescenti, e in particolare delle giovani donne, le quali spesso alla vigilia delle nozze si immergevano nelle acque di talune sorgenti per conseguire la fecondità, offrendo loro sacrifizi all’avvicinarsi del momento del parto. A tutte le Ninfe si attribuivano anche doni profetici. Il dono di guarire era privilegio esclusivo delle Ninfe delle acque.
Il culto delle eterne fanciulle dèe era antichissimo e diffuso in tutto il mondo greco. Tuttavia si incontrano quasi sempre come divinità locali. Spesso associate nel culto ad altre divinità maggiori, come Apollo, Dioniso, Ermete, Pan, più raramente Artemide e Demetra, ad esse si offrivano animali domestici, tori, agnelli, capretti e frutta, miele, rose. Dal culto era escluso il vino, ma non mancavano eccezioni.
A Roma il numero di divinità simili fu alquanto più ristretto. Limitandosi prevalentemente ai numi delle acque e specialmente delle sorgenti termali, i Romani assimilarono alle greche dèe minori le divinità indigene delle fonti. Le fonti col loro dio Fontus avevano in Roma culto da età assai antica, di cui è prova la festa delle Fontinalia, riportata al 13 ottobre già nell’antico calendario di Numa Pompilio.
Nelle arti figurative le Ninfe furono rappresentate, in conformità con la concezione greca, come bellissime e snelle giovinette, dalle movenze graziose, dalla testa leggiadra ornata di fiori, dalle vesti leggere e svolazzanti, raramente nude.
Fonte Parziale: Wikipedia Amazon