Fiore della Apocalisse: simbologia esoterica
Fiore della Apocalisse: si tratta di un simbolo che rappresenta la Rivelazione del Divino nell’Uomo, definita appunto come Apocalisse. Presente in molte opere alchemiche del periodo medioevale, scopriamo con Altrarealtà.com maggiori dettagli relativi a questo simbolo.
L’aspetto è quello di un fiore, formato dall’intersecazione di quattro porzioni di cerchi. Ne risultano così 4 petali che rappresentano i 4 elementi della natura: Fuoco, Acqua, Terra, Aria, tutti perfettamente equilibrati. L’equilibrio equivale al concetto di generazione dell’Armonia.
Ciascun petalo del Fiore della Apocalisse racchiude anche l’essenza dei quattro esseri dell’Apocalisse: l’Uomo, l’Aquila, il Toro e il Leone, in rappresentazione dell’unità del Libro della Conoscenza che scaturisce dalla molteplicità delle scritture e dunque degli elementi.
Luoghi dove è raffigurato il Fiore della Apocalisse
Questo simbolo è presente in un ampio raggio di contesti e di epoche diverse. Spesso utilizzato come motivo decorativo anche sulle facciate di molte chiese e templi.
E’ possibile notare il Fiore della Apocalisse nell’Abbazia di Fontenay, sulla facciata della chiesa di Sant’Erasmo a Veroli in provincia di Frosinone, oltre alla Chiesa templare di Ognissanti a Trani in provincia di Bari, posto sulla soglia della finestra.
Nuovi studi e ricerche nel campo del simbolismo hanno portato alla conclusione che questo emblema è ascrivibile alla categoria dei nodi. A conferma di questa scelta si pone la somiglianza con figure note e utilizzate in ambito araldico che sono designate con tale definizione.
Fiore della Apocalisse nel pensiero di Gioacchino da Fiore

Fiore della Apocalisse di Gioacchino da Fiore
Gioacchino da Fiore un abate, teologo e scrittore italiano vissuto nel XII secolo, nel suo Liber Figurarum, rapportabile al Fiore della Apocalisse, pone i quattro cerchi, i quattro evangelisti o i quattro elementi, sui due anelli che rappresentano la perfezione nel dominio dei due mondi, Cielo e Terra, acque superiori e acque inferiori.
In poche parole, una perfetta geometria armonica della Creazione e dell’Uomo Divino. Il fulcro centrale del pensiero gioachimita è la suddivisione della storia dell’Umanità in tre ere, associate alle tre figure della Trinità. L’Era del Padre corrisponde alla narrazione biblica dell’Antico Testamento, nel periodo che va da Adamo fino ad Ozia, re di Giuda. L’Era del Figlio, corrispondente al Nuovo Testamento, comprende la venuta di Cristo, e dalla fine del regno di Ozia (746 a.C.) si dovrebbe estendere, secondo Gioacchino, fino al 1260, anno che egli aveva profetizzato come inizio della terza era, quella dello Spirito Santo. Nell’Era dello Spirito l’umanità, opportunamente preparata a tale scopo, dopo un periodo di catastrofi apocalittiche avrebbe vissuto uno stato di grazia e di purezza. Con queste idee, quindi, Gioacchino Da Fiore supera la concezione binaria (del Padre e del Figlio) che fino ad allora avevano avuto tutti i Padri della Chiesa per introdurre il modello ternario ispirato alla Santissima Trinità, introducendo l’elemento sinora mancante dello Spirito Santo.
Egli non ebbe vita facile per le sue idee, giacché esse non mancarono di suscitare tensioni, soprattutto nell’ambiente parigino, dove la scuola teologica gli era sempre stata avversa. Fu persino accusato di eresia, a causa di alcune frasi contro Pietro Lombardo contenute in un’opera sulla Trinità erroneamente attribuita a lui. Fu il papa Innocenzo III che, nel 1216, difende il suo nome dichiarandolo vero cattolico.La dottrina Gioachimita, che da allora verrà chiamata “Vangelo Universale“, si diffuse e continuò ad influenzare il pensiero cristiano anche dopo il 1260, quando l’appuntamento con l’avvento dell’Era dello Spirito sembrò essere rimandato.Oltre ad aver profondamente influenzato l’opera di Dante Alighieri, che modellò il Paradiso Terrestre secondo alcune figure simboliche elaborate dall’abate calabrese, tante figure di pensatori successivi s’ispirarono a lui. Tra questi ricordiamo i predicatori Ugo di Digne, Salimbene da Parma, Ubertino da Casale e Girolamo Savonarola, alchimisti come l’inglese Ruggero Bacone, il francese Giovanni di Rupescissa e il catalano Arnaldo da Villanova, filosofi come Guglielmo di Ockam. Quando Pietro Angeleri, predicatore ed eremita sulle montagne del Morrone, in Abruzzo, ascese al soglio pontificio come Celestino V, in molti videro nella sua figura e nelle sue opere la realizzazione delle profezie dell’abate Gioacchino. Ricordiamo, infine, che il pensiero gioachimita influenzò, nel XV sec., le dottrine filosofiche che caratterizzarono la Confraternita dei Rosa-Croce: è stato, tra l’altro, sottolineato il parallelismo, forse non casuale, tra la vita del padre eponimo Christian Rosencreutz, narrata nella Fama Fraternitatis (1614), e le vicende personali di Gioacchino.
Questo simbolo inoltre, secondo Rudolph Koch, tipografo e calligrafo tedesco, è un potente talismano contro le forze maligne. Non a caso anche nel campo dell’artigianato il simbolo del Fiore della Apocalisse viene riprodotto come monile o gioiello.
Fonte Parziale: Amazon Wikipedia