Erzsébet Báthory la contessa sanguinaria di Ungheria
Erzsébet Báthory nota come Elizabeth Bathory fu una leggendaria serial killer ungherese, divenuta tristemente nota per la sua crudeltà sia in Slovacchia che in Ungheria. La contessa sanguinaria, come fu denominata, avrebbe infatti torturato e ucciso centinaia di giovani donne, con la complicità di quattro collaboratori. Approfondimento su Altrarealtà.com.
Le vittime oscillerebbero tra le 100 accertate e altre 300 di cui era fortemente sospettata all’epoca; secondo un diario trovato durante la perquisizione in casa sua, le vittime sarebbero 650, e ciò farebbe di lei la peggiore assassina seriale mai esistita; ma gli storici tengono per vera la stima delle 100/300 vittime e sono scettici circa la veridicità e/o esistenza di questo diario.
Erzsébet Bàthory nacque nel 1560 in un villaggio dell’attuale Ungheria ma crebbe in Transilvania, attuale Romania, da una nobile casata protestante ungherese. Tra i suoi avi figuravano numerosi eroi di guerra, un cardinale e un re di Polonia. In famiglia, a causa di matrimoni tra consanguinei, si registrarono numerosi casi di patologie al sistema nervoso, al punto che molti membri di essa soffrivano di epilessia, schizofrenia e altri problemi mentali.
Erzsébet Bàthory donna sadica dedita alla magia nera

Erzsébet Bàthory
La contessa sposò appena quindicenne il conte Ferenc Nàdasdy, persona particolamente spietata, ricordato anche lui per aver inflitto torture ai suoi servi, senza però ucciderli. Uno dei suoi supplizi preferiti era quello di cospargere di miele una donna nuda e lasciarla legata vicino alle arnie di sua proprietà. Il conte tuttavia era quasi sempre fuori dal proprio castello per la guerra contro i turchi. La tenuta era dunque lasciata sotto la tutela della moglie Erzébet.
La donna iniziò ad avvicinarsi alla magia nera, frequentando la contessa Karla, sua zia, e partecipando alle orge da lei organizzate. In questo frangente, Erzsébet Bàthory conobbe una donna esperta di magia nera, una tale Dorothea Szentes, la quale le aprì la porta della conoscenza di numerose pratiche magiche incoraggiando le tendenze sadiche della contessa.
Dato che Erzsébet considerava un affronto intollerabile la fuga di una serva dal castello, la punizione che l’attendeva era la morte. Tra le vittime della sanguinaria contessa ci fu una bambina di appena 12 anni, fuggita dal castello con indosso solo una lunga camicia bianca. La giovinetta fu catturata e condotta da Erzsébet che la costrinse ad entrare in una gabbia cilindrica troppo tretta per sedersi e troppo bassa per stare in piedi. La gabbia venne quindi sollevata da terra tramite delle carrucole e spinta contro dei paletti appuntiti. Il valletto nano al servizio di Erzsébet, Fizcko, manovrò le corde in modo che la gabbia oscillasse: in questo modo, il corpo venne fatto a pezzi. Altre donne invece vennero condotte nel cortile sotto la sua finestra in pieno inverno: denudate e cosparse d’acqua furono lasciate morire assiderate.
La interminabile lista di giovani vittime della contessa Erzsébet Bàthory
Tra le leggende che ruotano attorno alla macabra sparizione e morte di tante giovani vittime, si racconta che Erzsébet Bàthory si convinse che il loro sangue fosse di giovamento alla bellezza e alla giovinezza della propria pelle. Dopo essere stata persuasa in tal senso dagli alchimisti di corte, la contessa si convinse di fare abluzioni nel sangue di giovani vergini, della sua classe sociale, o addirittura di berlo, per garantirsi l’eterna giovinezza.
Tra il 1585 e il 1610 furono uccise, con la consapevolezza inerme dei suoi parenti, giovani appartenenti a famiglie agiate che iniziarono a frequentare il castello ove fu istituita un’accademia per l’educazione delle giovani donne: le povere giovanette subirono le più atroci torture, per poi morire dissanguate. Si narra che la contessa abbia fatto costruire da un orologiaio svizzero un marchingegno chiamato Vergine di Ferro, la quale aveva la forma di una donna dai lunghissimi capelli biondo argenteo (probabilmente appartenuta a qualche fanciulla uccisa da lei stessa) che arrivavano fino quasi ai piedi. Ogni qualvolta una ragazza le si avvicinava, la Vergine di Ferro alzava le braccia e stringendola con una morsa mortale la uccideva, trapassandola con dei coltellacci acuminati fuoriusciti dal petto.
Quando le denunce per le sparizioni delle giovani aristocratiche arrivarono alla Chiesa cattolica, l’imperatore Mattia intervenne ordinando un’indagine sulla nobildonna. Gli inviati dell’imperatore entrarono di nascosto nel castello e colsero sul fatto Erzsébet Báthory mentre torturava alcune ragazze; trovarono anche in molte stanze e nelle prigioni diversi cadaveri straziati e donne ancora vive con parti del corpo amputate. Fu incriminata e murata viva nella sua stanza con un foro per ricevere il cibo. Morì suicida quattro anni più tardi, lasciandosi morire di fame in cella. Altre quattro persone, tra cui la fedelissima domestica Ilona Joo e l’amante Laszlo, un esponente della piccola nobiltà locale, furono condannati come suoi complici e torturati con le seguenti sentenze: Fizkco venne decapitato e gettato nel fuoco, Ilona Joo ebbe le dita amputate e fu bruciata viva assieme a Dorka. Katalyna Beniezky, la meno cattiva del gruppo della contessa Bathory, ebbe una condanna mite, perché ella si limitava solamente a nascondere i cadaveri delle fanciulle uccise e a volte cercava di dar loro da mangiare a rischio della sua stessa vita.
Fonte Parziale: Wikipedia