Viracocha: il mito della divinità creatrice delle civiltà preincas
Viracocha, la principale figura del pantheon andino, veniva considerato già dalle popolazioni preincas il creatore del mondo e della razza umana: la sua figura era, con tutta probabilità, una rielaborazione della prima divinità degli antichi abitanti di Tiahuanaco, il c.d. Dio dei Bastoni, o degli scettri (impugnava infatti due scettri d’oro, come si può vedere ancora oggi nella sua raffigurazione sulla Porta del Sole di Tiahuanaco). Sulla costa ci si riferiva a lui come Pachacamac (creatore della terra e del tempo); tra i suoi epiteti registriamo inoltre quelli di Splendore Originario e di Signore (Maestro) del Mondo, che lo pongono senza ombra di dubbio nell’ambito funzionale degli dèi primordiali.
Viracocha era raffigurato come un disco d’oro di forma ovale che simboleggiava l’uovo primordiale, alla stessa maniera del dio egizio Ra, mentre la sua immagine era riprodotta in una statua d’oro con sembianze di bambino messo in posa benedicente: una immagine che ricorda il Puer divino dei Misteri di Eleusi e il Gesù Bambino benedicente di tradizione cristiana.
È interessante ricordare che il culto di Viracocha non di rado entrò in conflitto con quello di Inti, dio del Sole; ciò causò non pochi dissapori, anche violenti, tra i sovrani Inca (quindi il potere regale) e la casta sacerdotale. Da ciò si può comprendere come Viracocha dovette essere, nella cultura preincaica di Tiahuanaco, ben più di un dio solare, probabilmente un dio collegato a un polo immutabile superiore anche allo stesso astro eliaco, forse la Croce del Sud, anche se alcuni studiosi lo fanno corrispondere anche, come Quetzalcóatl in Messico, al pianeta Venere. Si narra che fu proprio Viracocha a creare il Sole, dopo essere sorto da acque tenebrose che esistevano fin dall’inizio dei tempi. Fu il creatore del cielo intero con la Luna, le stelle e il sistema solare. Fu sempre lui a plasmare nelle varie ere del mondo le diverse umanità tra cui quella attuale, ultima sua creazione che seguì l’annientamento dei giganti del Quarto Sole.
Viracocha aveva un compagno alato, l’uccello Inti, dalle proprietà magiche e conoscitore del presente e del futuro. Non è un caso che questo messaggero abbia lo stesso nome del dio del sole. Un mito che riporta al principio che Inti, il Sole, originariamente fosse considerato una sorta di messaggero di un dio superiore, a lui sovraordinato nel pantheon andino. Nel corso dei secoli il culto a Viracocha verrà soppiantato da quello del dio solare, soprattutto in seguito alla venuta dei primi sovrani Inca.
Tre figure mitiche di Viracocha e la creazione del mondo
Il primordiale Viracocha venne descritto come il dio creatore che, emergendo dal Lago Titicaca al principio dei tempi creò la prima razza umana, identificata dalle cronache come una razza di giganti che, dopo aver vissuto per un certo periodo nell’oscurità, provocò l’ira del proprio creatore che mise fine alla loro civiltà con un diluvio e trasformò i sopravvissuti in statue di roccia come quelle che si possono vedere ancora oggi nel sito sacro di Tiahuanaco, sul lago Titicaca, in attuale Bolivia.
In relazione a questa tradizione leggendaria, vari cronisti dei secoli XVI e XVII narrano che i monoliti esistenti a Pucara e Tiahuanaco furono segnalati dai loro informatori come i testimoni pietrificati dell’esistenza di queste prime epoche.
Dopo aver eliminato l’umanità precedente, Viracocha diede inizio a una successiva creazione chiamando in esistenza i luminari celesti e – solo in seguito a questa azione – creò una seconda razza umana, modellando le rocce presenti sulle sponde del lago Titicaca. E’ necessario annotare che il popolo Inca credeva che il mondo finisse nel Titicaca e nella laguna inferiore, nei luoghi chiamati Pachacamac.
Analizzando le cronache e le leggende antiche, sembra che con il termine Viracocha si faccia riferimento a tre tipi di figure mitiche:
- Una divina ossia il Viracocha della cosmogonia andina;
- Una leggendaria ossia il Viracocha eroe culturale dalle caratteristiche fisiche caucasiche, di cui i nativi attendevano il ritorno, che alcuni studiosi hanno denominato il Dio Bianco;
- Una storica che vede Viracocha ottavo sovrano del Tahuantinsuyu, soprannominato l’Inca Bianco perché anch’egli di pelle e di capelli chiari.
Ad essi, la tradizione riconosce le rispettive funzioni:
- Viracocha divino, dio creatore, all’inizio del tempo avrebbe dato vita al Sole, alla Luna, a tutti i luminari celesti e a diverse umanità (una per ogni “Sole”, ovvero per ogni ciclo) tra cui l’ultima è la razza umana attuale;
- Viracocha leggendario sarebbe giunto in tempi remoti da Oriente, avrebbe civilizzato un’umanità primitiva e selvaggia, insegnandole tutte le arti, le scienze e le cognizioni tecniche, infine se ne sarebbe andato con la promessa di fare ritorno;
- Viracocha storico, l’ottavo Inca dell’impero, fu in tempi storici un abilissimo stratega militare e un importante riformatore religioso dotato di veggenza: suo fu il sogno profetico sull’arrivo futuro degli Spagnoli.
Da questa tripartizione si potrà comprendere il mito della creazione dei primi antenati andini e, in seguito, la civilizzazione da parte di figure mitiche che appaiono come emanazioni del Viracocha originario. Infatti secondo la tradizione è il primordiale Viracocha, o il divino, a plasmare nella roccia i prototipi umani e ad infondervi il soffio vitale, tuttavia sarà il Viracocha leggendario a chiamare alla vita i membri seme formati.
A Tiwanaku un’antica civiltà adoratrice di Viracocha testimoniata da un sito archeologico ricco di misteri
Tiwanaku si trova in Bolivia sull’altopiano andino a circa 4000 metri d’altezza, è un’antica città precolombiana conosciuta anche come Tiahuanaco. Sorge su un esteso sito archeologico di circa 450.000 mq ed è chiamata anche Città di Pietra in virtù delle grandi costruzioni realizzate con tale materiale. Purtroppo, oggi non restano che possenti rovine e tanti misteri. Di certo Tiwanaku non finisce mai di stupire, già in un lontano passato l’imperatore inca Pachacutec arrivato sul posto rimase ammaliato e stupito da tanta magnificenza e già allora c’erano soltanto rovine!
All’epoca circolavano storie di antichi pellegrini che in passato avevano affrontato un lunghissimo cammino per ammirare i grandiosi monumenti della mitica città di pietra e il suo porto lambito dalle acque del Lago Titicaca. In seguito, un cataclisma o qualcosa di simile deve avere infierito su Tiwanaku, tanto da far arretrare il lago di 30 km, demolire palazzi, templi, strade, piazze e seppellire gran parte del sito sotto una coltre di fango spessa circa 21 metri. Nel sito archeologico di Tiwanaku possiamo ancora ammirare alcune megalitiche strutture riportate alla luce da scavi effettuati agli inizi del 90, negli anni 50 – 60 e ai giorni nostri.
Tra questi i resti di un antico tempio sotterraneo, un possente recinto quadrato chiamato Kalasasaya, il monumentale portale monolitico Porta Del Sole, il colossale Monolite Ponce, scalinate enormi e una criptica piramide chiamata Akapana. Gli scavi non sono ancora finiti e nel sottosuolo sono già stati rilevati ampi cunicoli e importanti reperti. Gli studi effettuati da alcuni archeologi fanno propendere per una datazione antichissima, il complesso sepolto di Tiwanaku potrebbe risalire addirittura a ben 12.000 anni fa.
La scienza ufficiale è più cauta e si ferma a un “più recente” 1.500 anni a.C. Tuttavia, sono tanti i misteri irrisolti, troppe le domande che non trovano risposta. Quei blocchi megalitici pesano un’enormità e in special modo quelli presenti nei cunicoli della piramide sono tagliati con precisione millimetrica e sono incastrati con certosina maestria; tutto ha dimensioni a misura di giganti, come la scalinata del portale monumentale con gradini troppo grandi per un piede umano.
Fonte Parziale: Marcomaculottiblog Amazon