Stigmate: fenomeno di origini divine
Stigmate o stimmate sono tipicamente le piaghe nelle mani, nei piedi e nel costato di Gesù Cristo, provocate dai traumi subiti durante la sua passione; per successiva estensione, indicano lesioni corporali che in particolari soggetti offrono una riproduzione, temporanea o permanente, completa o parziale, delle piaghe di Cristo (o di altre conseguenze della Passione). Approfondimento su Altrarealta.com.
I casi noti di stigmatizzati mostrano spesso le cinque Sante Piaghe inflitte a Gesù, secondo i Vangeli, durante la Crocifissione: mani e piedi forati, costato trapassato. Alcuni santi stigmatizzati mostrano anche ferite sul capo simili a quelle causate dalla corona di spine, come S. Rita da Cascia. Altre stigmate riportate includono lacrime o sudore di sangue (riferimento a Lc 22,44), e ferite sulla schiena come da flagellazione. Sono ricordati nella letteratura anche rari casi di stigmate luminose, come ad esempio quelle di S. Caterina de’ Ricci, oppure casi di stigmate invisibili, come quelle di S. Maria Faustina Kowalska. Si riportano anche casi di stigmate divenute invisibili a seguito di un’espressa preghiera dello stigmatizzato.
Le stigmate mostrano un sanguinamento ricorrente, a tratti assente, spesso presente nel ricevere l’Eucaristia. Le ferite visibili restano fresche e senza infettarsi per lunghi periodi di tempo. In alcuni casi, il sangue emana un profumo noto come “odore di santità”. Le stigmate sono spesso accompagnate anche da estasi mistica, in particolare fra il giovedì ed il venerdì pomeriggio, giorno nel quale si fa memoria della Passione di Cristo.
Stando ai più recenti censimenti in materia, le segnalazioni di persone con piaghe nelle mani, nei piedi e nel costato sono oltre trecento, scientificamente inspiegabili, sebbene la prudenza da parte del magistero della Chiesa sia da applicare ad ogni singolo caso. Per dirla con le parole di un medico: Sino ad ora, nonostante i tentativi di catalogazione, si è registrata una completa insensibilità ad ogni tipo di terapia. Le stigmate sono indipendenti dalle terapie mediche spiega Fabio Catamo, in una intervista ad Adnkronos, dermatologo presso l’Ospedale Israelitico della capitale.
Casi più noti di persone vissute con il dono delle stigmate

Marie-July Jahenny tra le donne che hanno ricevuto il dono delle stigmate
Tutti gli stigmatizzati veri o presunti, hanno raggiunto tranquillamente la terza età: il record appartiene alla francese Marie-July Jahenny morta nel 1941 a 91 anni. La sua vita è stata un susseguirsi di eventi soprannaturali: visioni, profezie sulla chiesa e sulla Francia, comunioni miracolose. Il dottor Imbert- Gourberyre specializzato in stigmatizzazioni decretò che non vi era nessuna frode nel caso di Marie-July Jahenny.
Nell’elenco dei canonizzati dalla Chiesa, i santi con le stigmate sono 7, tra i quali san Francesco e san Pio da Pietrelcina, così come 7 sono i beati. In nessun caso il fatto di avere le piaghe è stato determinante per ricevere l’onore degli altari.
Spiega il dermatologo dell’Ospedale Israelitico Fabio Catamo che quanti sostengono di avere le stigmate hanno caratteristiche comuni: un sanguinamento profuso che rinvigorisce nel giorno del Venerdì Santo. Lasciando da parte i casi di San Francesco e di Padre Pio, in alcuni santi le piaghe delle stigmate pur non essendo mai state ufficialmente riconosciute dalla Chiesa hanno comunque affascinato anche quando si trattava di ‘stigmate invisibili’, come nel caso di Santa Teresa d’Avila che portò i segni misteriosi sul cuore. Tra chi proclamava di avere ricevuto le stigmate, anche la mistica calabrese Natuzza Evolo: le sue piaghe erano molto simili a quelle del Santo di Pietrelcina.
Stigmate e testimonianza straordinaria di fede: il caso di Natuzza Evolo

Fenomeno delle stigmate accaduto a Natuzza Evolo
Natuzza Evolo, scomparsa il 1° novembre 2009, è un’anima vittima, fin dall’adolescenza, da quando porta la croce per la riparazione dei peccati e la salvezza del prossimo. Per nulla al mondo Natuzza sarebbe stata disposta a rinunciare al dolore che l’affligge. Lei diceva che la bontà del Signore merita che io soffra per Lui. La scienza medica è in grado di spiegare le ragioni vascolari della sudorazione del sangue (ematidrosi), ma non può attribuire carattere naturale alle emografie. Queste non hanno neppure una valenza paranormale, perché non dipendono dalla sua volontà.
Aveva appena dieci anni quando ha cominciato ad avere delle piccole lesioni ai polsi e ai piedi, quasi dei forellini, che apparivano spontaneamente e le davano un gran fastidio. A partire dal 1958, specie nel periodo della Quaresima e della settimana santa, queste lesioni sono diventate più estese e più profonde in corrispondenza delle cinque piaghe di Cristo.
Ero piccolissima… Un giorno Gesù mi ha detto: “Mi appoggio a te con un dito!”. E mi uscì il primo buco. A me sembrava una cosa bella, perché Dio mi toccava ed era una gioia perché vedevo il Signore. Poi, dopo cinque o sei anni, mi ha detto: “Mi appoggio con una mano”. E mi è uscita una ferita alla spalla. Io ero di una felicità immensa, perché pensavo che il Signore si appoggiava a una meschina come me. Poi sono arrivate le piaghe e io le accettai sempre e con amore, perché c’è Gesù che mi conforta.
Per molti anni Natuzza ha nascosto questi segni divini, indossando camicioni con maniche lunghe, tenendo sempre le braccia conserte quando riceveva qualcuno, evitando di aprire la porta ai pellegrini nei periodi cruciali, riuscendo a celare perfino al marito e ai figli la ferita al costato. Ma, nel 1965, la notizia delle stigmate si è talmente diffusa che negare diventa impossibile.
Per tre anni (1979-1981) ho assistito Natuzza il Venerdì Santo ha raccontato la dottoressa Isolina Mantelli al professor Valerio Mannelli. Arrivo sempre a mezzogiorno e la trovo già in sofferenza, a letto, che sta male. L’aspetto di Natuzza è quello di una donna martoriata fìsicamente e spiritualmente. È tutta una piaga. Le piaghe delle mani sono enormi, alcune volte sanguinano, altre no. Quando le ho esaminato la piaga sul torace, mi sono entrate tre dita dentro.
Il maggior momento di sofferenza è quando dice di vedere il demonio, che le mostra la distruzione della sua famiglia, con i figli che muoiono di morte violenta. E l’unica volta che Natuzza si ribella: “Io questo non lo sopporto, questo proprio no!”, continua a dire. Ma, subito dopo le tentazioni, entra in uno stato di estasi, non parla più, ha gli occhi fissi, il volto rasserenato. È come se ci fosse un premio per la sofferenza. Tutto questo fino alle ore 14,30 circa. L’ultima scena è quando Natuzza assapora qualcosa di amaro, fa una smorfia e poi trae tre grandi sospiri come quelli dei comatosi. Le sue labbra sono cianotiche, lei è fredda ma il polso c’è. È un’asfissia, la ragione più probabile della morte di Gesù.
Il giornalista della Rai Pino Nano intervista per la prima volta per la testata giornalistica regionale Natuzza Evolo. Era il 27 febbraio del 1989.
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