Salgemma: le origini del nostro sale da cucina
Salgemma è il nome comune dato alla Halite, un minerale composto da cloruro di sodio, è stato descritto per la prima volta da Ernst Friedrich Glocker, un mineralogista e geologo stratigrafico tedesco nel 1847. Approfondimento su Altrarealtà.com.
Morfologicamente, il salgemma si presenta in cristalli cubici, più raramente ottaedrici, scheletrici e geminati, aggregati granulari o fibrosi, in croste e in stalattiti.
Caratteristiche sono le forme a tramoggia di alcuni cristalli cubici, in cui gli spigoli sono cresciuti più in fretta che non il centro delle facce. Tipica fra tutte è la colorazione azzurra o violetta talora anche assai scura di alcuni esemplari.
Origine e giacitura del Salgemma

Salgemma
Il Salgemma si trova principalmente sotto forma di banchi estesi formati dall’evaporazione di masse d’acqua salata (antichi laghi salati o mari); questi banchi si trovano inclusi nelle rocce di tutte le età geologiche ed il loro spessore può variare da poche decine di centimetri a svariate centinaia di metri.
Spesso le rocce che lo racchiudono sono argillose, ma compatte, e pertanto praticamente impermeabili all’acqua: questo permette la conservazione del minerale, altrimenti diluito da acque sotterranee. In questi giacimenti si presenta comunemente associato a gesso, kainite, carnalite, silvite, anidrite, polialite e kieserite.
Meno importanti sono i giacimenti superficiali e intermediari, formatisi per evaporazione di laghi salati recenti, dove il Salgemma spesso forma una crosta compatta che ricopre le acque salmastre. La si osserva anche, in piccole quantità, come prodotto di attività vulcaniche.
Caratteristiche del Salgemma
Il sapore del Salgemma è salato, come si potrà facilmente intuire, con una particolare facilità a sciogliersi in acqua fredda. Untuoso al tatto, colora la fiamma di giallo e può contenere impurezze che gli conferiscono fluorescenza verde, arancione o rossastra.
Questo utile minerale è oggetto di commercio sin dai tempi antichi, menzionato negli scritti di molti scienziati e filosofi dell’antichità. Plinio il Vecchio descrive, ad esempio, i diversi processi per ottenere il sale dall’acqua e dalle sorgenti termali.
Indispensabile alla vita umana, al punto che mediamente l’uomo ne consuma circa sette chili e mezzo l’anno, importantissimo anche per l’industria chimica che lo adopera per la fabbricazione dei composti sodici, del cloro e dei clorati.
L’estrazione del Salgemma è oggi quasi del tutto mineraria (35 milioni di tonnellate annue) mentre scompaiono invece le antiche saline (famose in Sicilia quelle di Trapani, di Pachino, di Vendicari, Augusta ecc.).
Le principali riserve di Salgemma si trovano, dunque, nel mare che ne contiene in soluzione circa 20 milioni di chilometri cubi. Da ciò ci capisce il motivo per cui il sale è presente in molte formazioni geologiche anche in regioni interne ai continenti, se si ammette che queste una volta sommerse successivamente per evaporazione dell’acqua si arricchirono di stratificazioni saline orizzontali, che se ripiegate da forze tettoniche, spesso hanno dato origine a potenti ammassi di sale, che raggiungono qualche centinaio di metri di spessore.
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