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MISTERISPIRITUALITA'
Home›MISTERI›Sacra Sindone: singolare icona del Sabato Santo

Sacra Sindone: singolare icona del Sabato Santo

By AltraRealtà Team
21 febbraio 2017
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Sacra Sindone: è ritenuta la reliquia più importante per la cristianità ma che rappresenta un mistero anche per la scienza. Approfondimento su Altrarealta.com.

Si tratta di un lenzuolo funerario di lino, lungo circa 4 metri che si ritiene possa aver avvolto il corpo di Gesù Cristo, prima di essere deposto nel sepolcro, dopo la sua violenta morte, avvenuta per crocifissione. Sembra incredibile come questo lenzuolo non solo si sia conservato per duemila anni ma abbia conservato intatta anche l’immagine che vi è impressa. Non un’immagine dipinta ma impressa come un’immagine su una pellicola fotografica. Un fenomeno paragonabile ad una esplosione di energia all’interno del lenzuolo che può essere associato all’istante della Risurrezione del Signore.

L’impronta del Testimone Silenzioso, come la Sacra Sindone è stata ribattezzata, riporta l’immagine di un uomo, della presunta età di  30/40 anni, che ha subìto indicibili torture, martoriato in tutto il corpo con segni che paiono essere delle frustate avvenute con particolare ferocia non con una semplice frusta ma con un flagrum, ossia con il tipico flagello romano: frusta fatta di cordicelle la cui parte terminale presentava delle sfere dotate di uncini. Presenti altre ferite importanti in corrispondenza di polsi, piedi, fronte e costato, dalle quali le perdite di sangue sono state copiose. L’atroce tortura di cui viene data testimonianza dagli stessi evangelisti, nella descrizione della Passione di Cristo. La Sindone è conservata all’interno del Duomo di Torino.

L’aspetto della Sacra Sindone

L'Uomo della Sacra Sindone

L’Uomo della Sacra Sindone

Il lenzuolo di lino color giallo ocra è lungo circa 441 cm e largo 111 cm. Esso riporta due immagini molto tenui che ritraggono un corpo umano nudo, a grandezza naturale, una di fronte (immagine frontale) e l’altra di schiena (immagine dorsale); sono allineate testa contro testa, separate da uno spazio che non reca tracce corporee. Sono di colore più scuro di quello del telo.

L’immagine appare essere la proiezione verticale della figura dell’Uomo della Sacra Sindone: le proporzioni del corpo sono infatti quelle che si osservano guardando una persona direttamente o in fotografia, mentre l’immagine ottenuta stendendo un lenzuolo a contatto col corpo dovrebbe apparire distorta, ad esempio il viso dovrebbe apparire molto più largo. Il corpo raffigurato appare quello di un maschio adulto, con la barba e i capelli lunghi.

L’immagine è poco visibile a occhio nudo e può essere percepita solo a una certa distanza (uno-due metri, mentre avvicinandosi sembra scomparire). Come scoprì Secondo Pia nel 1898, l’immagine è “al negativo”, cioè i chiaroscuri sono invertiti rispetto a quelli naturali: infatti essa appare come “positiva” sul negativo fotografico acquisito in luce visibile. Si noti però che l’immagine appare come “positiva” su un positivo fotografico acquisito nell’infrarosso (8-14 micrometri). Ciò che però la rende particolarmente unica nella sua fattezza è il fatto che l’immagine contiene nei suoi chiaroscuri la tridimensionalità, fattore questo che lascia cadere qualsiasi ipotesi di contraffazione anche in epoche meno recenti. Con le attuali tecnologie e conoscenze nessuno è riuscito nell’intento di riprodurre un’immagine simile.

Eventi storici attorno alla Sacra Sindone

E’ storicamente documentato che la Sacra Sindone si trovava in Francia nel 1353 o poco prima, ed è noto l’itinerario da essa percorso per giungere a Torino, dove tuttora si trova. La notte tra il 3 e il 4 dicembre 1532, la cappella in cui la Sindone è custodita va a fuoco, e il lenzuolo rischia di essere distrutto: un consigliere del duca, due frati del vicino convento e alcuni fabbri forzano i cancelli e si precipitano all’interno, riuscendo a portare in salvo il reliquiario d’argento che era già avvolto dalle fiamme. Alcune gocce d’argento fuso sono cadute sul lenzuolo bruciandolo in più punti.

La Sindone è affidata alle suore clarisse di Chambéry, che la riparano applicando dei rappezzi alle bruciature più grandi e cucendo il lenzuolo su una tela di rinforzo. Nel frattempo, poiché si è diffusa la voce che la Sindone sia andata distrutta o rubata, si tiene un’inchiesta ufficiale che, ascoltate le testimonianze di coloro che hanno visto il lenzuolo prima e dopo l’incendio, certifica che si tratta dell’originale. La Sindone viene di nuovo esposta pubblicamente nel 1534.

L’anno dopo, il Ducato di Savoia entra in guerra: il duca Carlo III deve lasciare Chambéry e porta con sé la Sindone. Negli anni successivi il lenzuolo soggiorna a Torino, Vercelli e Nizza; soltanto nel 1560 Emanuele Filiberto, successore di Carlo III, può riportare la Sindone a Chambéry, dove rimane per i successivi diciotto anni.Ma cosa si sa del prezioso lino di Costantinopoli prima della sua comparsa in quella città? Una suggestiva “pista” storica porterebbe a Edessa (l’attuale città turca di Urfa, allora in Siria), sede di una delle prime chiese cristiane che la tradizione vorrebbe fondata dal discepolo Taddeo.

Un telo conosciuto come il Mandylion di Edessa e ripiegato varie volte su se stesso (tetràdiplon, “quattro volte doppio” secondo antiche fonti) in modo da raffigurare nel riquadro “di copertina” il volto sofferente del Cristo, sarebbe giunto a Edessa in epoca remota e circostanze sconosciute in cui leggenda e tradizione sorprendentemente convergono.

Forse a causa delle persecuzioni, per proteggere il Mandylion da profanatori e razziatori, esso fu nascosto – poi probabilmente dimenticato per secoli – in un segreto anfratto delle mura cittadine e venne ritrovato nel VI secolo. Nel VII sec. Edessa cadde in mano ai musulmani e fu riconquistata agli Arabi nel 944 dal generale bizantino Giovanni Curcas (Kurkas) che ottenne il Mandylion e lo condusse con sé a Costantinopoli dove fu accolto dalla folla giubilante. Se ciò è storicamente provato, come sembra, l’identità del Mandylion con la reliquia di Costantinopoli, e in ultima istanza con quella di Torino, appare assai più che una semplice ipotesi.

Una reliquia analoga al lenzuolo sindonico è il Volto Santo di Manoppello – Pescara, che si presume essere stato il velo che ha ricoperto il Volto di Cristo: l’immagine acheropita, ossia non riprodotta da mano umana è perfettamente sovrapponibile al volto sindonico e visibile da entrambi i lati.

Fonte Parziale: Wikipedia Macrolibrarsi

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