Rasputin: un taumaturgo alla corte dei Romanov
Rasputin, del quale Altrarealta.com vuole proporre la storia e le straordinarie gesta, nacque probabilmente il 10 gennaio 1869 in Siberia sudoccidentale. Fu il quarto di sette figli, morti in tenera età. Sembra che vi sia un’ultimogenita nata nel 1875, Feodosiya, la quale arrivò all’età adulta.
Per anni egli condusse la normale vita dei contadini russi siberiani, alternando il lavoro dei campi all’allevamento di cavalli e all’attività di vetturino ma crebbe nella totale ignoranza non potendo frequentare la scuola, poiché i genitori non ritenevano l’istruzione fondamentale per un contadino. Fin da ragazzo dimostrò comunque un’indole fortemente tesa alla spiritualità e al misticismo ossessivo, fenomeno che in realtà era diffuso da secoli e frequente tra i popolani della Russia centrale che non avevano conosciuto l’oppressione della servitù della gleba tanto quanto era accaduto nelle campagne della Russia europea. Nel 1887 si sposò ed ebbe sette figli: Michael (1888-1893), i gemelli Georgy e Anna (1894-1896), Dimitri (1895-1937), Matryona (1898-1977), Varvara (1900-1925) e Praskovaya (nata nel 1903 e morta dopo due mesi e mezzo a causa di pertosse, la stessa malattia che colpì i due gemelli mentre Michael morì a causa della scarlattina.
Rasputin ancora in giovane età intraprese lunghi pellegrinaggi, che lo condussero al monastero di Verchotur’e, dove incontrò lo starec Makarij, consigliere degli zar, imparando così a leggere e scrivere, nonché ad interessarsi di religione. Sospettato di aver aderito alla setta dei Chlysty, una congregazione clandestina di orgiastici che stigmatizzava gli eccessi di secolarità della Chiesa ortodossa e poi di aver frequentato il Movimento nazionalista dei veri russi, malgrado la mancanza di istruzione ottenne una fama per i suoi presunti poteri curativi su malati terminali e allestì una rete di relazioni di altissimo livello che in breve tempo lo condussero alla corte dello zar Nicola II, accompagnato dalla fama dei suoi poteri taumaturgici.
Rasputin e l’influenza sulla dinastia Romanov

I Romanov
Nel 1905 il giovane monaco fu quindi presentato alla zarina Romanova, nella speranza che potesse essere di aiuto per contenere l’inguaribile emofilia del figlio Alessio. Al primo incontro egli riuscì ad ottenere qualche effetto sul piccolo malato, così lo zar e la zarina gli permisero di visitare sempre più spesso la loro riservatissima casa.
Secondo una teoria, Rasputin sarebbe riuscito ad interrompere le crisi emolitiche di Alessio utilizzando un tipo di ipnosi che rallentava il battito cardiaco del bambino, riducendo in questo modo la pressione del sangue. Secondo un’altra ipotesi, sembra che i medici di corte tentassero di guarire l’emofilia dello zarevic con l’aspirina che, se da un lato leniva i dolori articolari, dall’altro acuiva le emorragie causate dall’emofilia. Secondo questa versione, senza aspirina la salute di Alessio migliorava e il merito veniva attribuito a lui.
Occorre tuttavia menzionare un fatto, avvenuto il 12 ottobre 1912: in quell’occasione venne ricevuto da Pietrogrado un telegramma della famiglia reale che lo informava di una grave crisi di emofilia dello zarevic ormai in punto di morte. Il testo così recitava: I medici sono disperanti. Le vostre preghiere sono la nostra ultima speranza. Pare che l’uomo si sia immerso in preghiera per diverse ore nella sua casa in Siberia, cadendo in uno stato di trance. Terminate le preghiere, si dice che inviò un telegramma alla famiglia reale in cui assicurava la guarigione del piccolo, cosa che effettivamente avvenne nell’arco di poche ore, dopo giorni di cure mediche che non avevano però dato frutti.
Il carisma di Rasputin e la sua tragica fine
In seguito alla sua stabilizzazione nella capitale, visto l’enorme ascendente che il contadino aveva sulla zarina, presto attorno a lui si creò una vastissima rete di noti personaggi e politici, che in cambio di intercessioni rispetto alla sovrana erano disposti a soddisfare le richieste che Rasputin faceva loro da parte di migliaia di postulanti. Dalle campagne contadini e artigiani accorrevano chiedendo aiuto e intercessione al consigliere dello zar, a tal punto che l’appartamento durante la giornata era sempre affollato e il telefono squillava in continuazione.
Nelle sue mani passavano centinaia di rubli, che egli indiscriminatamente distribuiva ai postulanti; richieste di denaro, di occupazione, e anche lamentele dalle campagne verso i grandi proprietari giungevano a Rasputin che, in quanto creditore presso personaggi dell’alta società, le faceva andare nella maggioranza a buon fine.Il resto dell’enorme quantità di denaro era spesa, come attestano i numerosi verbali di polizia, in locali notturni e in incontri ai bagni pubblici con donne di ogni classe ed età: numerose sono le leggende circa la sua insaziabile libidine; la stampa pubblicava in continuazione scabrosi racconti di fantasia sulle sue leggendarie notti; ciò accrebbe le dicerie non solo su una sua presunta super dotazione, quanto su una improbabile e sempre smentita relazione con la sovrana. È provato invece che, con il tempo, acquistò sempre maggiore influenza sulla mistica zarina, inviandole sempre più consueti messaggi con consigli perentori di carattere morale, religioso e politico.
In occasione della partecipazione della Russia al primo conflitto mondiale, da lui fortemente scongiurata, la zarina iniziò ad assumere le decisioni da Pietroburgo anche seguendone i consigli e modificando continuamente i vertici di governo. Per questo motivo fu organizzata una congiura per eliminarlo.
Anche la sua morte ebbe un qualcosa di eccezionale: infatti Rasputin fu avvelenato con del cianuro a casa del principe Jusupov, complice della congiura. Tuttavia parve non subire alcun danno dall’aver ingerito la fatale sostanza. Ragion per cui fu sparato una prima volta ad un fianco. Non essendo morto subito fu colpito da un secondo sparo alla schiena e fu finito con un colpo in fronte nel cortile dove fu trascinato. L’autopsia non rilevò mai traccia di veleno ma fu trovata acqua nei polmoni. Il suo corpo fu gettato nel fiume Moika, da cui riemerse il giorno dopo ed evidentemente vi fu gettato che era incredibilmente ancora vivo. I suoi resti vennero dissacrati dopo la sua sepoltura, dando i resti alle fiamme.
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