Esperimento Philadelphia: viaggio nel tempo e nello spazio
Esperimento Philadelphia sarebbe un presunto esperimento scientifico con finalità militari condotto nel corso del Progetto Rainbow (Progetto Arcobaleno) dalla Marina Militare Statunitense durante la seconda guerra mondiale. Con Altrarealtà.com un approfondimento della vicenda.
Esso sarebbe avvenuto il 28 ottobre del 1943 sotto la guida di un certo Franklin Reno (a volte indicato anche come “Dott. Rinehart”) al quale avrebbero partecipato anche diversi scienziati quali Albert Einstein. Si sarebbe cominciato a parlare del progetto agli inizi degli anni ’30, ma esso avrebbe avuto un impulso decisivo durante il secondo conflitto mondiale poiché i sommergibili tedeschi avevo affondato un numero considerevole di navi da guerra USA.
Nonostante l’insistenza con la quale alcuni sostennero tale tesi, a tutt’oggi non è stato possibile trovare alcun documento che confermi l’evento e tanto meno è stato possibile rintracciare i presunti testimoni. Inoltre, sempre secondo coloro che sostengono l’ipotesi del teletrasporto, nel corso dell’Esperimento Philadelphia sarebbero state anche teletrasportate ben 1900 tonnellate di acqua per colmare il vuoto lasciato dalla nave, con il risultato di creare un’onda di una certa rilevanza: anche di quest’ultima però non esistono documentazioni attendibili.
Esperimento Philadelphia: cosa sarebbe accaduto

Esperimento Philadelphia
La domanda che ci poniamo è se di questa incredibile ricerca i soggetti coinvolti erano stati messi a conoscenza di cosa sarebbe successo quel giorno. Assolvendo alla finalità del Progetto, alle ore 17.15 il cacciatorpediniere USS Eldrige DE-173 ormeggiato nei pressi del molo di Philadelphia sarebbe svanito nel nulla per diversi istanti, ricomparendo dopo pochi minuti a Norfolk in Virginia per poi rimaterializzarsi nuovamente presso lo stesso molo di Philadelphia.
L’Esperimento Philadelphia, secondo alcune testimonianze, avrebbe coinvolto la USS Eldridge in un esperimento di teletrasporto, ragion per la quale l’imbarcazione ormeggiata nel porto di Philadelphia sarebbe svanita nel nulla dopo aver emesso un lampo di colore verde, materializzandosi misteriosamente in Virginia per poi riapparire dopo qualche minuto nuovamente nel molo di Philadelphia.
Inoltre, sempre secondo i sostenitori di tale tesi, in accordo con alcune testimonianze da loro raccolte, al termine dell’esperimento alcuni marinai scomparvero, mentre cinque furono ritrovati fusi con il metallo della struttura della nave.
Esperimento Philadelphia: qual è la verità?
L’esperimento Philadelphia fa discutere ancora oggi a distanza di mezzo secolo. Secondo testimonianze dell’epoca, il test ci fu veramente e la nave scomparve per riapparire qualche minuto dopo. Per ottenere il risultato, gli scenziati avrebbero messo sulla nave due maxi bobine, una a prua e l’altra a poppa, per iper-magnetizzarla. Il disastro si verificò a bordo: dei marinai impazzirono, altri sparirono nel limbo spazio-temporale, altri ancora furono trovati fusi nelle strutture metalliche del cacciatorpediniere. Non è tutto. Altri testimoni, inconsapevoli dell’esperimento, affermarono di aver visto la nave nello stesso giorno, a 600 km di distanza, nello stato della Virginia, avendo effettuato anche un viaggio nel tempo, spostandosi in avanti di 40 anni.
Nessuna di queste ipotesi, però, trova oggi un testimone dell’evento pronto a mettere la faccia per sostenerla. Secondo i fautori della teoria del viaggio spazio temporale il “problema” si risolve denunciando un complotto per mettere a tacere quanto accaduto. Una visione confermata dalle “sparizioni” di alcuni marinai, successiva al ritorno dell’Eldridge. Uno, in particolare, sarebbe scomparso pochi mesi dopo il mistero in un bar poco prima di un’irruzione della polizia. I “negazionisti” però sostengono che il ragazzo, semplicemente fu nascosto perché era minorenne e il barista non voleva guai. Una cosa è certa: del mistero di Philadelphia si iniziò a parlare quasi subito dopo la presunta data del test. Esperimento o meno, però, la teoria del “bombardamento magnetico” che rende invisibili non è poi così peregrina. Lo dimostra uno studio recente di un gruppo di ricercatori cinesi che, hanno messo in fila una serie di particelle microscopiche sull’acqua e hanno ottenuto discreti risultati proprio grazie a una serie di campi magnetici. Il tutto, però, oltre mezzo secolo dopo e con particelle microscopiche, non certo con un cacciatorpediniere.
Negli anni ’40 del problema si era occupato Albert Einstein con teorie che, però, non hanno retto al vaglio della storia. Un altro studioso che si interessò non poco della questione fu Nikola Tesla, scienziato geniale ma eterodosso che, dalla fine degli anni ’30 iniziò, circostanza sospetta, a lavorare all’università di Princeton, a due passi da Philadelphia. Possibile, quindi, che il test ci sia stato e che, in seguito sia stato apposto il segreto militare.
L’Esperimento Philadelphia si ridurrebbe dunque ad una leggenda metropolitana? Nonostante diverse persone abbiano successivamente condotto delle ricerche, non furono mai pubblicate ricerche con fonti verificabili sulla vicenda. Tutti i racconti sono rimaneggiamenti delle pubblicazioni precedenti, originate da trafiletti comparsi su giornali d’epoca, a loro volta privi di documentazione. Una conclusione convincente?
Fonte Parziale: Wikipedia