Centauri: metà uomo metà cavallo
Centauri, nati dall’amore sacrilego tra il re dei Lapiti Issione e una sosia della dèa Era, Nefele. Nella mitologia questi personaggi vengono quasi sempre dipinti come irascibili, violenti, selvaggi, rozzi e brutali, incapaci di reggere il vino. Emettevano urla spaventose, armati di clava o di arco. Non potevano mancare nella sezione Miti e Leggende di Altrarealtà.com.
L’equino, nel II millennio a.C. era sconosciuto in Grecia. Perciò è possibile supporre che questo animale, la cui importanza era davvero notevole per un popolo di nomadi migratori, fosse oggetto di culto. È anche probabile che in alcune regioni lontane, quali la Tracia o la Tessaglia, vivessero delle tribù semiprimitive che si dedicavano all’ammaestramento degli animali selvatici. Per questo si sarebbe potuta creare l’immagine di un essere mitico che univa il cavaliere alla sua cavalcatura.
Il Centauro Chirone, Euritione, Nesso, Astilio, Folo, acquisiranno fama soprattutto nella letteratura Fantasy.
I Centauri e le rappresentazioni artistico letterarie
Particolarità di questi esseri ibridi è di possedere tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall’estrema saggezza all’incredibile crudeltà. E tale idea perdurò nel tempo.
Durante il Medioevo, i Centauri erano una figura che si addiceva agli eretici ed alla loro interna dissociazione che li faceva considerare metà cristiani e metà pagani. Rappresentati spesso con i capelli in fiamme, per lo più armati soprattutto di freccia e arco. Talvolta la preda era una colomba o un cervo, entrambe figurazioni simboliche dell’anima, facili prede spesso raffigurate mentre vengono trascinate via dopo la cattura.
Ma il vero specchio del pensiero medioevale in merito è rappresentato da Dante, che nella Divina Commedia li colloca nell’Inferno come custodi-giustizieri dei violenti contro il prossimo, in rapporto diretto con il loro carattere violento avuto in vita. Machiavelli invece utilizza la metafora dell’uomo cavallo per descrivere il suo modello di governante perfetto, umano, sì, ma anche animale (in particolare simile a un incrocio tra un leone e una volpe), in quanto l’esercizio del governo implica l’uso di forza e astuzia.
I Centauri nella mitologia greca
I Centauri abitavano sul monte Pelio, nella Tessaglia ed erano creature brutali e lascive. Tuttavia due Centauri, differenti dagli altri nel carattere, Chirone e Folo, avevano una diversa origine: Chirone era figlio di Crono che in forma di cavallo si era unito alla ninfa Filira; Folo era nato da Sileno e da una Ninfa dei frassini, una Meliade. Questi due sono ospitali, benefici, amano gli uomini e non ricorrono alla violenza.
I principali miti ad essi associati e si riferiscono alla guerra combattuta con i Lapiti, un popolo tessalico che discendeva da Issione, ma era tanto civilizzato quanto i Centauri erano selvaggi. La battaglia scoppiò alle nozze del re dei Lapiti con Ippodamia. I Centauri, cugini del re, sedettero a tavola. Essi tuttavia non erano avvezzi a bere vino e, quando ne fiutarono l’aroma, corsero con i loro corni d’argento ad attingerne negli otri. Si ubriacarono in tal modo che, quando la sposa apparve per salutare gli ospiti, Eurito balzò dallo sgabello, rovesciò il tavolo e la trascinò via per i capelli. Subito gli altri Centauri seguirono il suo vergognoso esempio, agguantando bramosi le donne dei Lapiti che capitavano loro a tiro.
Il re e il suo paraninfo Teseo accorsero in aiuto di Ippodamia, amputarono il naso e le orecchie di Eurizione e, con l’aiuto dei Lapiti, gettarono fuori i Centauri. Si scatenò una lotta furibonda che si prolungò fino al calar della notte. I Centauri subirono la sconfitta e Teseo li scacciò dal loro territorio di caccia sul momte Pelio, spingendoli nella terra degli Etici presso il monte Pindo.
Centauri dalle caratteristiche positive: Chirone e Folo
Non tutti i Centauri, però, sono rappresentati con tratti negativi. Due di essi, Chirone e Folo, fanno eccezione: non a caso a essi il mito assegnava una genealogia diversa da quella di tutti gli altri Centauri.
Di Folo si diceva che fosse figlio di Sileno e di una Ninfa. Ospitò generosamente Eracle servendogli carne e vino nella sua grotta; ma l’odore del vino attirò gli altri Centauri, che ingaggiarono con Eracle una dura lotta. L’eroe riuscì a respingerli e a infliggere loro gravi perdite. Folo stesso si incaricò della sepoltura dei caduti; ma, nell’estrarre dal corpo di uno di essi una freccia, si distrasse al pensiero che un oggetto così piccolo avesse potuto uccidere un essere così grande: la freccia, che era intinta nel veleno dell’Idra, gli cadde sul piede e lo uccise.
A Chirone veniva attribuito come padre Crono, che lo aveva avuto unendosi sotto forma di cavallo a Filira, una figlia di Oceano. Viveva in una grotta sul monte Pelio, in Tessaglia, ed era famoso per la sua saggezza e le sue conoscenze. A lui furono affidati eroi illustri perché venissero istruiti non solo nell’arte della guerra e della caccia, ma anche nella morale, nella medicina e nella musica. Suoi allievi sarebbero stati, tra gli altri, Achille, Giasone e Asclepio. Una freccia di Eracle lo colpì accidentalmente mentre era al suo fianco durante una fase dei combattimenti che avevano avuto inizio presso la grotta di Folo. La ferita era incurabile, ma Chirone, che era immortale, non riusciva a morire: solo lo scambio della sua condizione con quella del mortale Prometeo gli consentì infine di porre termine, con la morte, alle sue sofferenze.
Fonte Parziale: Macrolibrarsi Wikipedia
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