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MITI E LEGGENDE
Home›MITI E LEGGENDE›Atlantide: il mito di una terra scomparsa

Atlantide: il mito di una terra scomparsa

By AltraRealtà Team
18 luglio 2016
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Atlantide: isola leggendaria il cui mito viene menzionato da Platone nel IV secolo a.C. Con Altrarealtà intraprendiamo un viaggio alla ricerca di maggiori informazioni e dettagli sulla storia della leggendaria terra scomparsa.

Platone racconta di una potenza navale situata oltre le Colonne d’Ercole, che avrebbe conquistato molte parti dell’Europa occidentale e dell’Africa, circa 9000 anni prima del tempo di Solone. Si racconta che dopo la fallimentare invasione di Atene, l’isola sarebbe sprofondata in un solo giorno per opera del dio Poseidone.

Il nome dato ad Atlantide deriva dalla figura mitologica di Atlante, governatore dell’oceano Atlantico e figlio del dio Poseidone che, secondo Platone, sarebbe stato anche il primo re dell’isola scomparsa.

Atlantide: storia di una terra ricca e gloriosa

Atlantide

Atlantide

Un’isola dalle ricchezze incomparabili, florida dalla fauna, alla flora e all’architettura ingegnosa. La capitale si articolava in una serie di cerchi concentrici alternati da corsi d’acqua, grazie alla creazione di canali artificiali. C’erano moli per gli attracchi dove le navi scaricavano ogni genere di ricchezza.

La popolazione viveva in pace con tutti e nel più totale benessere. Nel cuore della città la cittadella di Atlantide che custodiva ogni genere di tesoro. Una terra paradisiaca i cui abitanti, in armonia con la natura e in pace con tutta la terra, che però durò poco. La voglia di potere ebbe il sopravvento e la sete di ricchezza portò questa terra florida alla rovina, giunta con una catastrofe che portò Atlantide a sparire per sempre ingoiata dalle acque.

Le ipotesi sull’effettiva collocazione di Atlantide sono le più svariate. Se è vero che Platone nei suoi due dialoghi parla esplicitamente di “un’isola più grande della Libia e dell’Asia Minore messe insieme” (cioè il Nord Africa conosciuto al tempo e l’Anatolia) oltre le Colonne d’Ercole (che si suppone fossero sullo Stretto di Gibilterra), alcuni studiosi, vista l’effettiva difficoltà nell’immaginarsi un’isola-continente nell’Atlantico scomparsa in breve tempo senza lasciare pressoché nessuna traccia, hanno scelto collocazioni alternative. Secondo alcuni, tra cui il sensitivo Edgar Cayce, nel Mar dei Sargassi: i fenici, secondo lui, conoscevano le Azzorre e lungo la faglia atlantica non sono sconosciuti casi di emersione e affondamento di isole, anche in tempi storici recenti; si tratta comunque di piccole isole e non di continenti che potessero ospitare fiumi navigabili come nel racconto di Platone.

L’ipotesi della collocazione di Atlantide nel Mediterraneo

La maggior parte delle ipotesi avanzate di recente indicano la collocazione di Atlantide non più nell’Oceano o in altri luoghi troppo remoti (ormai scartati per motivi geologici, cronologici e storici), ma più vicino, nel Mar Mediterraneo o nei suoi immediati dintorni, dove Platone più probabilmente poteva avere tratto i vari elementi per costruire il suo racconto. Le conoscenze geografiche dei greci all’epoca di Platone erano infatti molto vaghe e limitate al bacino del Mediterraneo, ed erano in realtà sufficientemente precise solo nell’ambito del Mar Egeo.

Gunnar Rudberg ha ipotizzato che Platone si fosse fortemente ispirato nel modellare la mitica isola alle sue esperienze a Siracusa, nell’isola della Sicilia. Anche Massimo Pallottino (1952) e Carlo Corbato (1953) hanno ravvisato allusioni a Siracusa. Altri studiosi hanno ravvisato somiglianze con il racconto omerico della guerra di Troia. tra i quali Eberhard Zangger che nel 1992 ha elaborato la tesi secondo cui la narrazione di Platone sarebbe un riassunto della storia di Troia dal punto di vista egiziano.

Alcuni identificano con l’isola di Cipro i resti del continente perduto. Il mito dell’isola scomparsa non sarebbe altro che la memoria, deformata e ingigantita, della Civiltà minoica, ossia la civiltà cretese dell’età del bronzo, che ebbe fine intorno al 1450 a.C., in circostanze non ancora ben chiarite. La causa potrebbe essere l’esplosione del vulcano dell’isola di Thera, attualmente Santorini, che provocò lo sprofondamento parziale dell’isola e giganteschi terremoti: l’esplosione di Thera avrebbe propagato nel Mediterraneo una terrificante onda anomala in grado di spazzare via gli insediamenti lungo le coste (le onde si sarebbero diffuse in tutto il bacino dell’Egeo in sole due ore, raggiungendo un’altezza di circa trenta metri), a cui sarebbero seguite entro due-tre giorni le ceneri riversate dall’esplosione vulcanica.Uno studio recente ha inoltre evidenziato delle analogie letterarie tra il testo platonico su Atlantide e alcuni canti dell’Odissea di Omero.

Una teoria analoga è stata avanzata anch’essa recentemente dal giornalista italiano Sergio Frau nel suo libro Le colonne d’Ercole: le “colonne” di cui parla Platone andrebbero identificate con il canale di Sicilia (che è assai turbinoso, come descrive Platone le Colonne), dunque l’isola di Atlantide sarebbe in realtà la Sardegna: il popolo che edificò i nuraghi coinciderebbe allora con il misterioso popolo dei Shardana o Šerden (dai quali appunto si vorrebbe che la Sardegna abbia preso il nome), citati tra i popoli del mare che secondo le cronache degli antichi egizi tentarono di invadere il Regno d’Egitto. Alcuni Shardana sarebbero quindi emigrati nella penisola italica, dove avrebbero dato origine alla civiltà etrusca. Un passo della descrizione platonica si vuole coincida con la forma della Sardegna. Del resto, la Sardegna possiede ancora oggi zone pianeggianti situate alcuni metri sotto il livello del mare e ciò farebbe pensare che, essendo una terra geologicamente troppo antica per subire o aver subito catastrofi naturali di dimensioni catastrofiche, possa invece esser stata soggetta in passato a cataclismi legati al mare, il cui territorio probabilmente non avrebbe potuto respingere a causa appunto dell’altezza della sua superficie rispetto a quella marina. Oltretutto la mancanza di terremoti avrebbe permesso una grande espansione edilizia all’interno dell’isola, che all’epoca sarebbe potuta apparire in maniera notevolmente diversa. La “fine” di Atlantide viene anche fatta coincidere con la diffusione della malaria nell’isola.

Una tra le molte teorie recenti collocherebbe Atlantide in Spagna, precisamente in Andalusia, vicino Cadice. È l’opinione dello studioso tedesco Rainer Kuehne che si avvale di rilevazioni satellitari, attribuite però a Georgeos Dìaz-Montexano. Qualcosa combacia, come la forma delle strutture rilevate e l’ambientazione vicino a montagne (in questo caso la Sierra Morena e la Sierra Nevada), come le descrizioni di Platone, in cui sono anche presenti ricche miniere di rame. Tuttavia, se avesse ragione Kuehne, non si tratterebbe di un’isola, come vuole la tradizione, e le dimensioni rilevate dal satellite non combaciano con quelle di Platone. Comunque sia, ovunque la si voglia situare, Atlantide affascina soprattutto per i miti che avvolgono il suo popolo e la sua fine.

Fonte Parziale: Amazon Wikipedia

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