Arpìa: mitologica donna in corpo di uccello
Arpìa: deriva dal greco harpazein, ovvero ghermire, rapire, e il suo significato letterale potrebbe dunque essere colei che porta via. Si presume che essa rappresenti una personificazione del vento nella sua forma più distruttiva. Rappresentata come un’orribile creatura metà donna e metà uccello, nasce da due divinità marittime, Teamante ed Electra ed è sorella di Iris, personificazione dell’arcobaleno e messaggera degli dèi. Altrarealtà.com dedica uno spazio a questa nota figura mitologica.
In origine descritta da Esodo come donna dagli splendidi capelli, rappresentata nell’arte come bellissima donna alata, l’Arpìa è via via diventata un uccello dal volto femminile per poi essere raffigurata come un volatile dall’orribile volto da vecchia.
Tale mutazione è dovuta non tanto all’inclemenza del tempo che passa quanto alla necessità di distinguere l’Arpìa dall’originale rappresentazione della Sirena, anch’essa alata seduttrice.
Arpìa: citazioni letterarie
La figura mitologica dell’Arpìa viene citata nell’Odissea di Omero: in una preghiera ad Artemide, Penelope ne parla come di procella e ricorda che rapì le figlie di Pandareo per asservirle alle Erinni. Esiodo parla di due Arpìe, Aello e Ocipete: di esse dice che avessero una magnifica capigliatura e che fossero potenti nel volo.

Arpìa
L’Arpìa viene citata nella Divina Commedia, Canto XIII dell’Inferno, di Dante Alighieri: essa rompe i rami e mangia le foglie degli alberi al cui interno si trovano le anime dei suicidi, che, in questo modo, provano dolore e hanno dei pertugi attraverso i quali lamentarsi.
Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio (libro III) l’Arpìa, per ordine di Hera, perseguita il re e indovino cieco Fineo, portandogli via le pietanze dalla tavola e sporcandogliela.
Arpìa: come è raffigurata
Questo l’ha portata a un progressivo imbruttimento, culminato proprio nelle vicende degli Argonauti, per quanto già in precedenza fosse stata rappresentata come donna in apparenza seducente ma terrificante a distanza ravvicinata, talvolta perfino dotata di serpi al posto dei capelli come le gorgoni.
A prescindere dall’aspetto, comunque, l’Arpìa è sempre stata una creatura maligna, impegnata soprattutto a privare i mortali del cibo, ma non di rado anche a divorarli, un compito che, per quanto affidatole dagli dèi, sembrava svolgere con estremo piacere. Alla prossima leggenda, da Altrarealtà.com!
Fonte Parziale: Wikipedia