Albert Fish: l’abominevole Vampiro di Brooklyn
Albert Fish è passato alla storia come un uomo sadico e brutale che rapiva, torturava, uccideva e mangiava bambini. Rientra nella lista dei 20 serial killer più pericolosi della storia, divenuto famoso per l’efferatezza dei suoi crimini e per i suoi innumerevoli disturbi sessuali, di cui molti sconosciuti fino a quel momento: uno tra essi dato dall’abitudine di infilarsi gli aghi nel corpo. Approfondimento su Altrarealtà.com.
Conosciuto anche come l’Uomo grigio, il Lupo mannaro di Wysteria, il Vampiro di Brooklyn e Il Maniaco della Luna, Fish si vantò di aver molestato più di 400 bambini e di averne uccisi più di 100, quasi tutti afroamericani, poiché la loro scomparsa sensibilizzava meno l’opinione pubblica.
In realtà Albert Fish fu trovato colpevole di almeno cinque omicidi, nonostante fosse fortemente sospettato di altri. Confessò tre omicidi che la polizia fu capace di collegare ad un omicidio ben noto, e confessò di aver pugnalato altre due persone. La sua esistenza è terminata con la condanna a morte per la sedia elettrica, avvenuta il 16 gennaio 1936, nel carcere di Sing Sing.
Albert Fish e le parafilie

Albert Fish
Fish ebbe molte parafilie. Per esempio, voleva inserire un lungo gambo di rosa nel suo pene e guardarsi allo specchio, poi voleva rimuovere la rosa e mangiarne i petali (era cioè affetto da dendrofilia). Egli si inserì decine di aghi e spilli di diverse dimensioni in tutto il corpo, specialmente nell’inguine e nel perineo. 29 di questi erano incastrati permanentemente, come dimostra la radiografia effettuata al bacino. Fish dichiarò che aveva provato ad infilarsi un ago nel suo scroto ma era troppo doloroso. Accettò di essere esaminato da Fredric Wertham per la sua convenienza a supportare la tesi di instabilità mentale.
Altre parafilie di cui Albert Fish fu affetto includevano: sadismo, masochismo, flagellazione, esibizionismo, voyeurismo, piquerismo, pedofilia, coprofagia, feticismo, urofilia, cannibalismo, castrazione, vampirismo e tendenza alla prostituzione. Era anche particolarmente ossessionato dalla religione e più volte gli capitavano attacchi di delirio e visioni a sfondo mistico.
Inoltre, avrebbe inserito balle di cotone impregnate dell’alcool degli accendini nel suo retto e dato loro fuoco. Wertham raccontò molte storie, alcune furono confermate dalla sua famiglia e dall’evidenza fisica (ad esempio sul corpo erano rimasti i segni delle frustate e dei tagli che si autoinfliggeva); le altre non si opponevano a nessuna testimonianza legale. Wertham trovò che Fish si mostrava violento verso animali di giovane età. Fish disse che lui e un suo amico impregnarono la coda di un cavallo nel cherosene e la diedero alle fiamme per vedere i risultati. Una volta cadde da un ciliegio e non si riprese mai completamente dalla ferita. Quando era all’orfanotrofio bagnò il suo letto, e per questo fu deriso dai suoi compagni. La sua inclinazione per il cannibalismo, pretese Fish, venne da quando suo fratello maggiore Walter ritornò dal US Navy e gli raccontò storie di cannibalismo e sado-masochismo ai quali Walter assistette.
L’omicidio di Grace Budd e la condanna a morte

Grace Budd vittima di Albert Fish
Il 25 maggio del 1928 Edward Budd mise un’inserzione nell’edizione domenicale del New York World che diceva: Giovane uomo, 18 anni, desidera impiego nel paese. Edward Budd, 406 West 15th Street. Il 28 maggio Fish, allora 58enne, visitò la famiglia Budd a Manhattan, New York City. Si presentò come Frank Howard, un industriale di Farmingdale, New York, e gli disse che voleva assumere Edward (in realtà aveva intenzione di portarlo in un luogo isolato e ucciderlo castrandolo e lasciandolo dissanguare).
Quando arrivò, Fish incontrò la giovane sorella di Budd, Grace, di dieci anni, e cambiò obiettivo. Alla seconda visita acconsentì ad assumere Budd e poi convinse i genitori a farsi accompagnare da Grace ad una festa di compleanno a casa di sua sorella. Quel giorno Fish se ne andò con Grace e nessuno dei due fece più ritorno. Lo stesso Fish comunicò alla madre di Grace la tremenda fine che la bambina aveva fatto, attraverso una lettera spedita dopo sette anni.
La portai in una casa vuota a Westchester che avevo già scelto. Quando arrivammo lì, le dissi di rimanere fuori. Si mise a raccogliere fiori di campo. Andai al piano di sopra e mi strappai tutti i vestiti di dosso. Sapevo che se non l’avessi fatto si sarebbero macchiati del suo sangue. Quando tutto fu pronto andai alla finestra e la chiamai. Allora mi nascosi in un ripostiglio fino a che non fu nella stanza. Quando mi vide tutto nudo cominciò a piangere e provò a correre giù per le scale. L’afferrai e lei disse che l’avrebbe detto alla sua mamma. Per prima cosa la spogliai. Lei scalciava, mordeva e graffiava. La soffocai fino ad ucciderla, poi la tagliai in piccoli pezzi così avrei potuto portare la mia carne a casa. La cucinai e la mangiai. Mi ci vollero nove giorni per mangiarne l’intero corpo.
Per questo delitto Albert Fish fu processato l’11 marzo 1935 e condannato a morte, dichiarato sano di mente dalla giuria. La sua esecuzione avvenne il 16 gennaio 1936, mediante sedia elettrica. Entrò per niente spaventato nella camera alle 23:06 e fu dichiarato morto tre minuti più tardi. Fu sotterrato nel cimitero della prigione. Si ricorda che Fish disse che l’elettroesecuzione sarebbe stata la suprema emozione della sua vita.
Fonte Parziale: Youtube