AIDS: la peste del XX secolo dalle origini oscure
AIDS conosciuta come sindrome da immunodeficienza acquisita, fu considerata la peste del XX secolo da quando iniziò a diffondersi la fobia verso questo oscuro e ancora poco conosciuto male e le cui modalità di trasmissione parevano essere legate all’uso di droghe e ai rapporti sessuali promiscui. Altrarealtà.com vuole svelare i risvolti e le informazioni riguardanti questo tema che ha portato ad aprire nuovi scenari rispetto a quelli ufficialmente condivisi.
Le ipotesi alternative sull’AIDS identificano diverse teorie di alcuni autori, tra questi alcuni appartenenti all’ambito delle cosiddette teorie del complotto, in base alle quali l’AIDS non sarebbe causata dal retrovirus HIV.
I sostenitori di queste teorie alternative affermano che l’AIDS sarebbe una sindrome conseguente, a loro dire, all’abbassamento delle difese del sistema immunitario, e non ritiene dimostrato che sia il virus a causare questo indebolimento.
I sostenitori delle ipotesi alternative a quella ufficiale sull’AIDS

AIDS
Tra le persone che hanno sempre sostenuto ipotesi alternative alla sindrome di immunodeficienza acquisita ricordiamo la figura di Peter Duesberg, professore di Biologia Cellulare e Molecolare presso L’University of California, Berkeley, il quale ha contribuito più di ogni altro scienziato dissidente al dibattito.
Tuttavia c’è stato chi ha messo in discussione la Teoria dell’HIV prima di Duesberg, e fra questi anche ricercatori appartenenti allo stesso NIH. Prima del 1984, molte furono le ipotesi avanzate per spiegare la nuova epidemia dell’AIDS. Fattori come l’abuso occasionale di droga e di farmaci, determinati ambienti sociali, infezioni da malattie veneree, modelli comportamentali ed altro furono presi in esame dai ricercatori.
A seguito dell’aumento a livello mondiale dei casi di AIDS tra i soggetti sottoposti a trasfusioni di sangue, emofiliaci, partner sessuali infetti, ed altri gruppi di individui, si appurò che la malattia si trasmetteva attraverso il contatto con il sangue ed i rapporti sessuali, e si affermò quindi l’ipotesi dell’HIV come causa predominante.
L’AIDS non sarebbe causata dal virus HIV
Uno dei primi a mettere in dubbio il ruolo dell’HIV nel morbo AIDS fu Casper Schmidt, il quale nel 1984 scrisse un articolo sul Journal of Psychohistory intitolato The Group Fantasy Origins of AIDS in cui sosteneva che l’AIDS sarebbe un esempio di epidemic hysteria (isteria epidemica), in cui gruppi di persone inconsciamente darebbero forma concreta ai conflitti sociali, e paragona la malattia a casi documentati di isteria epidemica del passato, che furono ritenuti erroneamente di origine infettiva.
Giungendo ai giorni nostri, pare però che si vada rafforzando anche con documentazioni e prove scientifiche la teoria secondo la quale il virus HIV non sarebbe responsabile della sindrome. E’ ciò che trapela dalle affermazioni del dott. Alessio Pisani, ricercatore specializzato in psiconeuroimmunologia in medicina psicosomatica il quale , in maniera alquanto chiara ed efficace, anche per i non addetti ai lavori, espone in breve le motivazioni che avvalorano tale affermazione. Il 23 aprile 1984 il dr. Robert Gallo, immunologo e virologo statunitense al quale fu attribuita nel 1983 la scoperta del virus HIV di tipo 1 insieme al professor Luc Montagnier, affermò in conferenza stampa con l’allora segretaria del Ministero della Salute statunitense Margaret Heckler che: la probabile causa dell’AIDS era stata individuata, è un virus chiamato HTLV 1-2-3 (oggi chiamato HIV); contiamo di avere un vaccino pronto entro 2 anni (di anni ne sono passati 28…). Tale conferenza venne effettuata prima che Gallo sottoponesse la ricerca e i suoi esperimenti alla comunità scientifica per poterne verificare la validità. 24 ore dopo il primo test ipoteticamente destinato all’individuazione del virus nel sangue umano era già stato brevettato ed era pronto per essere venduto in tutto il mondo. I documenti ufficiali che dimostrano questa scoperta sono disponibili e pubblicati in Rete.
– Il Western Blot è costituito da 9 bande proteiche che si ritengono specifiche del virus HIV. Ma in ogni paese del mondo il numero di bande necessarie alla conferma della positività del test è diverso. Si può essere positivi in Svizzera, dover le bande richieste sono 2, e negativi in Australia, dove le bande richieste sono 4. In Africa la diagnosi di AIDS viene effettuata senza l’uso dei test, ma in base ai cosiddetti principi di Bangui, indicatori clinici aspecifici di infezione come febbre, dissenteria, perdita di peso. Questo in un paese in cui la malnutrizione e la mancanza di acqua potabile creano un numero di malattie note alla scienza da secoli e che nulla hanno a che fare con un virus.
– Un terzo tipo di Test, chiamato PCR, viene utilizzato per confermare l’intensità dell’infezione in base al numero di copie di virus per millilitro di sangue. Tale tecnica, inventata da Kary Mullis negli anni 90, e per la quale Mullis ottenne il premio Nobel, è parte della screening diagnostico e prognostico delle infezioni da HIV; in base a questo test si decide quanti e quali farmaci somministrare a vita al paziente. Purtroppo però, lo stesso Mullis ha affermato che la sua tecnica “non è in grado di identificare virus” perché è nata per altri obiettivi.
Passando alla terza metodica diagnostica, la PCR, ecco cosa riporta il foglio illustrativo del test: questa tecnica non deve essere usata come test di screening per il virus HIV o come strumento diagnostico per confermare la presenza del virus.
Con questo test, invece, i medici decidono quando iniziare le terapie farmacologiche sui pazienti definiti sieropositivi. Terapie farmacologiche basate su farmaci tossici e mortali (chiamati farmaci antiretrovirali-ARV) nei cui bugiardini, consultabili liberamente sul sito della FDA (Food and Drugs Administration) viene affermato che questo farmaco non cura e non previene l’infezione da HIV e non ne impedisce la trasmissione. Questo farmaco può causare, con i suoi effetti collaterali, gli stessi sintomi della immunodeficienza acquisita (AIDS).
Peccato però che Luc Montagnier che ha condiviso con lei il Nobel abbia sostenuto che non furono purificati. Dunque? Il virus non è mai stato visto da nessuno!